Recensioni cinematografiche

Prisoners

Lingua originale: inglese

Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Anno: 2013

Durata: 153 min

Genere: Thriller, drammatico

Regia: Denis Villeneuve

Interpreti: Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Viola Devis, Paul Dano

Prisoners è un drama-thriller del 2013 diretto da Denis Villeneuve. Il film tratta della sparizione di due bambine, une di esse, Anna, è la figlia di Keller Dover (Hugh Jackman) e di sua moglie Grace (Maria Bello). L’altra bambina è invece la figlia di due amici di famiglia dei Dover, Franklin e Nancy Birch (interpretati da Terrence Howard e Viola Davis). Il giorno del ringraziamento, in un momento di apparente serenità condivisa, entrambe le famiglie, che si erano riunite per pranzo, si accorgono che le due bambine non si trovano più. Da qui inizia una ricerca senza sosta, sia da parte del detective Loki (Jake Gyllenhaal), il quale prenderà molto a cuore il caso, che di Keller Dover. Quest’ultimo in particolare si spingerà oltre ogni limite che traccia il confine tra giusto e sbagliato, morale e immorale, per ritrovare sua figlia. In particolare, i suoi sospetti ricadono sul giovane Alex Jones (Paul Dano), affetto da una forma di ritardo mentale, il quale aveva però sostato con il suo camper nei pressi della zona della sparizione. Il film rientra alla perfezione nel genere del thriller (categoria che viene troppo spesso utilizzata impropriamente), ma ospita anche, al suo interno, molti elementi di grande potenza drammatica che risiedono in una parziale assenza del concetto di giustizia. La trama risulta ben articolata e riesce, attraverso una serie di colpi di scena, a mantenere estremamente viva l’attenzione dello spettatore, giustificando pienamente la durata del film. Adeguata ai fini della storia è anche l’ambientazione, che attraverso gli aridi e desolati scorci di una cittadina della Pennsylvania contribuisce a creare un’atmosfera al limite del noir, arricchendo ulteriormente una pellicola già assolutamente riuscita. Le scene, sebbene a tratti sembrino procedere lentamente, non risultano mai noiose, all’interno di una narrazione che necessita di essere seguita fino in fondo. Il finale, lontano dall’essere scontato, costituisce l’ennesimo colpo di scena e permette allo spettatore di dimenticare quelle tensioni drammatiche condite di violenza (quasi eccessiva) che potevano averlo destabilizzato in precedenza. In conclusione, “Prisoners” si presenta come la rappresentazione visiva del perfetto equilibrio tra due generi (il drama e il thriller) che, quando sapientemente dosati, sono in grado di regalare un prodotto cinematografico davvero raro nella sua unicità e armonia.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *