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Chiara Ferragni – Unposted

Lingua originale: italiano

Paese di produzione: Italia

Anno: 2019

Durata: 85 min

Genere: documentario

Regia: Elisa Amoruso

Interpreti: Chiara Ferragni, Fedez, Maria Grazia Chiuri, Paris Hilton, Alberta Ferretti

“Chiara Ferragni – Unposted” è un documentario del 2019 diretto da Elisa Amoruso, incentrato interamente sulla figura della nota fashion blogger italiana.

Una cosa è certa: ormai Chiara Ferragni non ha bisogno di presentazioni e attualmente vanta quasi 20 milioni di followers su Instagram, risultando così uno dei personaggi più noti e seguiti non solo del panorama della moda, quanto piuttosto dello spettacolo italiano in generale. Tutto ciò sembra essere sicuramente molto chiaro alla regista, nonchè sceneggiatrice del documentario, in cui la parola chiave sembra essere una sola: celebrazione . L’intero film si svolge infatti all’insegna dell’esaltazione della figura di Chiara, tramite una serie di mirate interviste a familiari dell’imprenditrice e a noti personaggi del mondo del fashion, tra i quali figurano, ad esempio, le stiliste Alberta Ferretti e Maria Grazia Chiuri. Una cosa è lampante sin da subito: la nostra indiscussa protagonista non sembra venire esattamente dal basso e sicuramente la fortuna ha giocato un ruolo, se non decisivo, quantomeno importante nella nascita del suo successo. Tuttavia, per citare Seneca, “la fortuna è ciò che accade quando la preparazione incontra l’opportunità” e Chiara Ferragni, di preparazione, ne ha avuta a sufficienza per creare un vero e proprio impero digitale (e non solo), sapendo sfruttare con innata abilità quella che, forse, si potrebbe definire una “degenerazione” della società moderna, ovvero la smodata attenzione rivolta all’apparenza, agli oggetti materiali e all’estetica in generale. Per quanto riguarda il documentario in sè, questo ricorda molto il classico filmato che si realizza di solito per il “diciottesimo”, di cui sembra essere niente di più di una versione professionale, presentandosi come un collage di immagini e video dell’infanzia di Chiara, alternati alle interviste sopracitate, tra cui troviamo anche quelle rivolte alla stessa protagonista. Anche la colonna sonora non sempre appare adeguata al contesto, in particolar modo quando, verso la fine del film, è stata infelicemente scelta una traccia musicale “inquietante” come sottofondo di alcune scene di Chiara e di suo figlio Leone. La domanda che sorge spontanea, inoltre, è questa: perchè documentare qualcosa che è gia documentato quotidianamente? Tale quesito rimanda poi al titolo dell’intero progetto, “Unposted”, letteralmente “non postato”. Eppure tutto ciò che ci viene presentato nella pellicola è stato già abbondantemente visto da tutti coloro i quali (compresa me) seguono Chiara Ferragni. Adesso (ed ecco il motivo per cui ho incluso questa recensione anche nella categoria “articoli”) vorrei però cogliere l’occasione per parlare di cosa davvero c’è di “unposted” nella vita della “Blonde Salad”. Con ciò mi riferisco alle capacità imprenditoriali (ahimè innate) che l’hanno portata a creare non solo un vero e proprio marchio, quanto piuttosto un personaggio differente rispetto a molti altri che esistevano prima della sua ascesa. Non voglio in questo chiamare in causa i concetti di “immoralità” e “superficialità” associati alla sua figura in alcuni commenti postati (nel documentario viene più volte ripetuta la frase “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”), nonostante non sempre la Ferragni dia il buon esempio, come quando pubblicizza capi realizzati con pellicce vere o , forse, la “moralità” e il “successo” sono in fondo due concetti antitetici. Infatti, nonostante si tenda spesso ad eccedere col buonismo, a volte vale davvero la legge del più forte, e chi si preoccupa troppo di essere “giusto” senza mai tentare di prevaricare, probabilmente non riuscirà mai ad ottenere ciò che desidera davvero. Invece Chiara Ferragni, come afferma lei stessa nel film, l’ha ottenuto ed è diventata “la Chiara che voleva” (il mantra “la Chiara che vorrei”, come da lei spiegato, la aiuta a cercare di essere sempre la versione migliore di sè), per questo viene davvero da chiedersi se ,in certi casi ,il fine non giustifichi davvero i mezzi. Per utilizzare un aforisma di Oscar Wilde, “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”. Ed è qui la spiegazione dell’apparente insensatezza di alcuni comportamenti della fashion blogger (come la decisione, tempo fa, di organizzare una festa di compleanno per il suo allora fidanzato Fedez all’interno di un vero supermercato, il che portò allo spreco di molti generi alimentari che venivano anche lanciati in preda all’euforia). Ma è anche qui che ,forse, risiede la formula del suo successo. Tuttavia, siccome senza il giusto equilibrio non sarebbe arrivata tanto lontano, bisogna anche parlare del buono che la caratterizza e che ha svolto la sua parte nel condurla dov’è. Mi riferisco soprattutto alla decisione di non ricorrere (almeno non palesemente) alla chirurgia estetica per risolvere alcune “imperfezioni” del suo corpo (in molti ancora la criticano per non essersi rifatta il seno). In questo, particolarmente, sta l’abissale differenza tra Chiara Ferragni e tutte quelle che potremmo definire aspiranti tali (molte delle quali, ironia della sorte, portano il suo stesso nome), ma che non hanno retto al peso dell’attenzione e hanno subito rinunciato all’autenticità (quanto meno estetica), risultando perciò uguali tra di loro, ma diverse dal modello originale. Perchè ,dopo tutto, ci vuole anche una forte personalità, che non manca certo alla Ferragni, per essere sè stessi, ma soprattutto ce ne vuole per osare. Probabilmente, mai indosserei la maggior parte dei look che propone la fashion blogger, perchè se lo facessi mi sentirei ridicola. Ecco il motivo per cui io non sarò mai Chiara Ferragni. Infine, vorrei citare la sua lezione di economia tenuta niente di meno che nella prestigiosa università di Harvard, lei che nemmeno è arrivata a laurearcisi in economia. Perchè è stata chiamata proprio lei e non, magari, una personalità più prestigiosa e qualificata? E invece io chiedo: perchè non lei? Il fatto che non abbia una laurea, paradossalmente, costituisce un motivo in più per invitarla a discutere di economia, in quanto evidentemente dotata di capacità personali che vanno oltre il possesso di un foglio di carta che le attesti. Si pensi che per lei è stata coniata l’espressione “imprenditrice digitale”, termine che si addice perfettamente alla sua occupazione e contribuisce a legittimarla. Con questo sono ben lontana dall’asserire che ciò che fa sia indispensabile, d’altro canto, se è stata lei la prima a farlo (almeno qui in Italia) significa che si stava benissimo anche senza. Tuttavia, non si può non riconoscere a Chiara alcune doti e capacità che troppo spesso si tende a criticare negli altri quando non si possiedono. Dunque, “Chiara Ferragni – Unposted”, se non ci ha sicuramente detto nulla di nuovo sulla sua protagonista, ci ha però (magari involontariamente) spinto ad una riflessione più ampia, non sull’utilità di ciò che Chiara Ferragni fa, nè tanto meno sull’effettiva grandezza della sua figura, quanto piuttosto sull’importanza di una serie di qualità, prime fra tutti la fiducia in sè stessi e la perseveranza, da cui, qualche volta, sarebbe davvero saggio lasciarsi influenzare.

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