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Tempi duri per le donne

La vita, si sa, non è facile per nessuno: tuttavia, per qualcuno, vivere non è nemmeno un diritto, ma un privilegio offerto da chi, in virtù di una presunta superiorità fisica, crede di avere sotto diretto controllo l’esistenza di qualcun altro. Purtroppo, si tratta della realtà quotidiana di molte donne, non solo di coloro che vivono in paesi dove esse sono private di qualsiasi autonomia, ma anche, ahimè, di mogli, compagne, madri e figlie che si trovano ovunque nel mondo, messe a rischio dal semplice fatto di essere tali. Viviamo una realtà che ogni giorno ci sbatte in faccia quanto sia pericoloso essere una donna, tanto che il “femminicidio” è diventato un vero è proprio fenomeno sociale, spia di un maschilismo per nulla celato, bensì quasi ostentato in virtù della scarsa tutela riservata a un sesso sempre più “debole”. È preoccupante vedere che le vittime di femminicidio sono praticamente all’ordine del giorno, ma ciò che dovrebbe allarmarci maggiormente è in realtà la mancanza di provvedimenti mirati non solo ad arginare, ma a portare all’estinzione una pericolosissima tendenza della nostra società, che rappresenta non un mero ostacolo al progresso, quanto una tangibile e drammatica retrocessione. Ogni donna che perde la vita per mano di un uomo che l’avrebbe voluta diversa, accondiscendente, asservita e sottomessa, rappresenta un salto indietro di mille anni per una società che si autoproclama civile. E un’ulteriore involuzione è proprio davanti ai nostri occhi quando una nota conduttrice televisiva non vede alcun problema nel sottintendere (ma nemmeno troppo) che, forse, le donne stanno un po’ esagerando con questa storia della parità dei sessi e che, magari, possono risultare “esasperanti” per chi si aspetterebbe da loro maggiore accondiscendenza, laddove l’ultima parola dovrebbe, in fondo, spettare all’uomo. Quest’ultimo sarebbe dunque giustificato se, da un momento all’altro, perdesse la pazienza e ,con essa la lucidità e la razionalità tipica dell’essere umano, lasciandosi andare a un istinto che, ciecamente, gli suggerisce di uccidere. Perchè, dopo tutto, gli uomini non sono mai “esasperanti”, sono solo “uomini”, cui è giustificata quasi qualsiasi condotta, come fossero eterni minori privi di giudizio e sempre inclini alla bravata. Bravata può essere, stando alle idee consce e inconsce di molti, anche l’omicidio. Questa è, purtroppo, la realtà senza filtri che, in fondo, riguarda tutte le donne a livello mondiale. Alcune, però, più di altre. Se comprendere sarà sempre impossibile, di certo possiamo provare a immaginare cosa significhi davvero essere una bambina, ragazza, adulta o anziana e vivere in un paese come l’Afghanistan. Come deve essere la vita vista attraverso una minuscola fessura, e cosa la rende ancora sopportabile, laddove vivere non è solo un diritto, ma un dono che riceviamo tutti, sebbene alcuni uomini, per poterselo godere, abbiano bisogno di sottrarlo alla loro controparte femminile. Viene perciò da chiedersi, cosa migliora realmente nella quotidianità di un uomo che ha annullato la dignità di una donna? Probabilmente proprio niente, dato che la stupidità e l’insensatezza sono insite nel male. Del resto, alcuni hanno preferito (e, purtroppo, preferiranno) il carcere all’indipendenza di una moglie, di una compagna o anche di una figlia, sacrificando la propria libertà per sottrarre per sempre quella di qualcun altro. Peccato, però, che la giustizia, se arriva, giunga sempre tardi. E quando arriva in ritardo, può davvero dirsi giustizia? Giustizia si avrà quando una moglie potrà sempre decidere di divorziare senza temere ritorsioni, quando una ragazza potrà sentirsi al sicuro nel proprio appartamento, quando una figlia potrà vivere serenamente secondo le usanze occidentali. Un mondo più giusto sarà un mondo in cui tutte le donne avranno diritto all’autonomia e all’istruzione, in cui potranno decidere del proprio corpo e non dovranno fuggire per poter vivere come esseri senzienti. Parità dei sessi non vuol dire uguaglianza dei sessi, ma uguaglianza nei diritti e nelle possibilità degli individui, al di là delle loro naturali differenze fisiche e biologiche. Questo è ciò che più si avvicina al concetto di giustizia. Ciò che arriva dopo, troppo tardi per attivare un cambiamento, è una semplice toppa mal cucita su uno squarcio che continua ad allargarsi.

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